Maltrattamenti e carcere: sentenza Cass. 60/2023

Maltrattamenti e carcere: sentenza Cass. 60/2023

Carcere e maltrattamenti in famiglia.


La Cassazione conferma che in caso di maltrattamenti e condotte violente è necessaria la custodia in carcere. Sentenza Cassazione 60/2023.


La Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per maltrattamenti in famiglia

Maltrattamenti in famiglia e carcere

La Cassazione, con la sentenza n. 60/2023, ha confermato la decisione di tenere in custodia cautelare carceraria un indagato accusato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della propria moglie, nonostante questa sia attualmente ospite in un centro antiviolenza.

La sentenza ha stabilito che la pericolosità dell’indagato, accompagnata dall’abuso di alcool e dall’atteggiamento vendicativo, giustifica la scelta della custodia cautelare in carcere come misura adeguata. La collocazione della vittima in un centro antiviolenza non è stata, infatti, considerata un elemento sufficiente per attenuare tale misura. Ciò, in quanto il divieto di avvicinamento concederebbe all’indagato una libertà di movimento tale che, pur se limitata, potrebbe permettergli di commettere ulteriori atti aggressivi.

La decisione della Cassazione è stata motivata anche dalla condotta aggressiva dell’indagato, dall’uso di sostanze alcoliche e dall’atteggiamento vendicativo dello stesso. Il Giudice delle leggi è stato irremovibile, anche se la moglie e i figli risultavano essere stati collocati in un luogo protetto. L’imputato aveva chiesto l’annullamento del provvedimento, contestando la misura di massimo rigore della custodia cautelare, sostenendo che questa violasse il principio di proporzionalità. Ciò facendo proprio leva sulla circostanza di fatto del collocamento delle sue vittime in struttura protetta. Tuttavia, la Cassazione ha confermato che un divieto di avvicinamento congiunto all’obbligo di allontanamento dalla casa familiare non sarebbe stata una misura adeguata. L’imputato, infatti, aveva già ripetutamente causato lesioni personali alla moglie e minacciato di ucciderla, dimostrando anche una incapacità di controllo dovuta all’abuso di sostanze alcoliche.

Le conclusioni della Corte su maltrattamenti e custodia in carcere

La sentenza della Cassazione ha sottolineato che la collocazione della vittima in un centro antiviolenza non può essere considerata un elemento per attenuare la misura cautelare applicata, poiché la pericolosità dell’indagato e le esigenze di tutela della vittima devono essere prese in considerazione. Inoltre, una seppur limitata libertà di movimento potrebbe dare all’indagato la possibilità di commettere ulteriori atti aggressivi. Pertanto, la Cassazione ha confermato la decisione di mantenere l’indagato in custodia cautelare carceraria, al fine di garantire la sicurezza della vittima e della società in generale.

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Il reato di maltrattamenti in famiglia

Il reato di maltrattamenti in famiglia consiste nell’abusare, mediante violenza o minaccia, dell’autorità derivante dal rapporto coniugale o con i figli, e può essere commesso sia fisicamente che psicologicamente. In questo caso specifico, l’imputato è stato accusato di aver ripetutamente causato lesioni personali alla moglie e minacciato di ucciderla, dimostrando anche una incapacità di controllo dovuta all’abuso di sostanze alcoliche.

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Collegamenti esterni

Per approfondire l’argomento trattato nel presente contributo, si consiglia la consultazione dei testi e degli articoli indicati di seguito.

  • Annamaria Villafrate, Cassazione: la protezione della vittima non giustifica il divieto di avvicinamento, in Studio Cataldi – Il diritto quotidiano, Ascoli Piceno 15 Gennaio 2023, pagina www.studiocataldi.it.

Nota di copyright

L’immagine inserita nel presente articolo è stata generata con intelligenza artificiale sul sito labs.openai.com.


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Pubblicato da Basilio Elio Antoci

Nato a Catania nel 1987, figlio d'arte dell'Avv. Francesco Salvatore Antoci e della Prof.ssa Borzì Giusy, cresce a Nicolosi. Atleta agonista dell'U.S. Nicolosi Sci di fondo & Ski roll, scout A.G.E.S.C.I. del Gruppo Nicolosi 1, scrittore ed educatore. Dopo la maturità scientifica conseguita nel 2005, si laurea in Giurisprudenza nel 2012. Diviene Avvocato nel 2016 e passa alla direzione dello Studio Legale Antoci.

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